Negatività e percezione del rischio

Tutto ciò che è emotivo interessa e ha la precedenza rispetto a ciò che non lo è. […] Interessano le polemiche, le crisi, i processi,, gli scontri, le tasse; e poi gli incidenti, le guerre, i naufragi, gli accoltellamenti, il maltempo o qualunque altra notizia capace di colpire.

Piero Angela

Nel libro Il mio lungo viaggio di Piero Angela si possono trovare tanti spunti di riflessione interessanti, il capitolo intitolato “Il varo interessa se va male” mi ha colpito particolarmente perché esprime un concetto sul quale rifletto ormai da diverso tempo, la cattiveria è davvero superiore alla bontà o semplicemente fa più notizia e quindi sembra maggiore di quanto sia in realtà?

Nella parte sopracitata della biografia Piero Angela racconta di quando avrebbe voluto fare un servizio sul fatto che, dopo un periodo di crisi, l’economia si stesse finalmente tornando a muovere. La prova di questo era che, dopo tanti anni, i cantieri navali avessero ripreso il loro lavoro a pieno ritmo. Una notizia così positiva era stata però bocciata dal direttivo, solo se il varo fosse andato male la notizia avrebbe potuto interessare e attirare ascoltatori. Secondo Piero questo esempio può essere preso come chiave di lettura per quella che anche oggi è la modalità di proporre gli eventi in tv.

Le buone notizie non interessano, secondo me, principalmente per due, anzi tre motivi tra loro correlati:

  • Le notizie positive in genere sono anche propositive, non vanno a dare una visione negativa di una qualche realtà ma mostrano ciò che di buono può esserci. Una notizia come questa impedisce il ragionamento oggi tanto caro “ma cosa vuoi che cambi”, perché dimostra che se qualcuno si impegna davvero in qualcosa possono accadere grandi cose;
  • Essere propositivi è difficile perché rende chiaro il fatto che non basta stare seduti sul divano a fare gli Indignati del web™ per sentirsi in pace con se stessi. Una notizia negativa invece non comporta una riflessione su come poter agire per attuare un cambiamento, ma semplicemente una visione distruttiva dello status quo;
  • La facile indignazione da tastiera permette alle notizie negative di girare molto di più creando paura e insicurezza, la paura è un grande mercato sopra il quale si può speculare perché una persona impaurita è maggiormente disposta a seguire chi propone semplicistiche soluzioni ai problemi senza domandarsi se il problema stesso sia reale o meno.

Nell’ultimo periodo sono stati pubblicati diversi articoli che riportano i dati elaborati attraverso l’Istat e l’Eurostat che mostrano come, nonostante il costante calo della criminalità dal 1992 ad oggi le persone si sentano sempre più in pericolo e a rischio. La percezione del pericolo però non è data dalla statistica, ma da ciò che l’individuo vive e se si è immersi in una produzione giornalistica che mira al titolo shock per poter vendere è impossibile che realtà e percezione combacino. Che legame c’è tra ciò che viene proposto dai media e il rischio reale?

“Tutta l’informazione è profondamente influenzata dall’emozione” dice Piero Angela, per questo una lunga e articolata notizia di carattere economico, politico o sociale non vincerà mai su un semplice e sbrigativo titolo shock. Dire che la colpa è di Tizio o Caio, generalizzare, rende una notizia non solo fruibile, ma anche adatta alla condivisione folle e indiscriminata, senza riflessione soprattutto sulla sua veridicità.

Oggi siamo connessi costantemente con le notizie che girano per il web e non trovarsi  immersi in una realtà costellata di avvenimenti catastrofici (più o meno veritieri) è praticamente impossibile. Come si può essere positivi se le notizie ci ricordano costantemente (anche se in maniera irrealistica) quanto tutto vada male?

Il cinismo sembra essere diventato di moda, ma il problema è che non viene applicato come una distruzione delle illusioni per la costruzione di una felicità reale, ma in una versione distorta nella quale l’unica cosa interessante è distruggere, eliminando completamente la parte successiva di costruzione. Una versione moderna di cinismo caratterizzata da misantropia e nichilismo fatta su misura per chi ama crogiolarsi nelle sterili lamentele

Sembra che muoversi per migliorare qualcosa sia ciò che fanno solo gli illusi e i buonisti, salvo poi lamentarsi ulteriormente quando gli altri hanno successo e/o soddisfazioni e si incomincia a parlare di sfortuna e società malata che non dà a tutti le stesse possibilità.

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