Oltre le 40 settimane: quando il parto si fa attendere

Ero preparata a non aspettarmi niente dalla dpp (data prevista del parto), anche perché non ne avevo una ben definita. Vari problemi hanno portato ad una ridatazione della gravidanza, quindi più che un giorno avevo una settimana: 31/05-07/06.
Ma ammetto che non ho mai pensato di superare maggio con il pancione, questa belva è sempre stata nella parte più alta dei percentili di crescita e già dai primi di maggio ho iniziato a sentire fortemente il peso e la stanchezza. Oltre a questo dalla 37esima settimana sono iniziate delle contrazioni sporadiche, un giorno tanto forti che ho deciso di andare al PS, a quanto pare era tutto ok, ma anche secondo ginecologa e ostetrica mancavano pochi giorni.

Da quel giorno sono passate 4 settimane. E io sono ancora qui con la mia pancia con tanto di dolorose contrazioni notturne che, associate alle passeggiate in bagno, non mi fanno dormire ormai da un mese.
Perché a tutto questo era davvero necessario aggiungere il nervosismo da insonnia, se faccio qualcosa voglio il pacchetto completo!

“Ma è nato?”

Qualunque donna abbia la disgrazia di superare le 39 settimane di gravidanza dovrebbe avere tutto il diritto di spegnere il telefono e isolarsi completamente dal mondo esterno, magari anche mandando a quel paese qualche rompiballe particolarmente invadente.
Amici e parenti iniziano a sentirsi in dovere di chiamarti costantemente per sapere a che punto sei, come se avessero paura di non essere avvisati, come se a te facesse piacere spiegare 10 volte al giorno che ancora non ci sono cambiamenti.

Si accumulano stanchezza, ansia, stress, paura, malumore, disagio… e tu devi stare al telefono a raccontare alle persone di stare tranquille, che va tutto bene e che comunque avviserai tu quando sarà il momento. Discorso completamente inutile considerando che tanto al più tardi ti chiameranno dopo due giorni e si ripeterà la stessa tiritera.

Grazie al cielo c’era mia madre qui con me in queste settimane, che alla fine però si è anche persa la nascita, a fare da parafulmine per le chiamate e i messaggi.
Tra l’altro è rimasta qui tre settimane, tanto avevamo la certezza che non si sarebbe andati oltre i 40+0 della data più lontana (causa diabete) per aiutarmi nei giorni successivi alla nascita, ma grazie alla poca organizzazione di quest’anno (so che buona parte della colpa dovrebbe essere data all’emergenza, ma a me fa incazzare comunque) ha avuto solo la possibilità di aiutarmi in questo lunghissimo “pre”, sicuramente si merita un regalo gigante quest’anno!

Covid-19 e diabete

La delusione per questa falsa speranza di conoscere la mia belva in poco tempo si è sommata alle visite precoci dovute al diabete e all’obbligo di un tampone covid-19 prima di ogni tracciato.
Il tampone covid-19 penso possa rientrare tranquillamente tra i mezzi di tortura di questo decennio, per farvi capire cosa si prova pensate all’aggeggio che usavano gli egizi per togliere il cervello ai morti passando dal naso. La sensazione è sicuramente più o meno la stessa, ma voi siete vivi e oltre al naso quel bastoncino dovete ficcarvelo anche in gola. Una pacchia.

Con il diabete gestazionale in teoria non si dovrebbero superare le 40 settimane di gravidanza, o almeno così mi è stato detto per tutto il percorso, dopo le quali si sarebbe proceduto all’induzione. Ma come fare con una persona che non ha una data ma una settimana? per tutta la gravidanza mi hanno ripetuto che sarebbe stata presa in considerazione la data più vicina, anche perché almeno si sarebbe rimasti sicuri nei tempi. Ma purtroppo non c’è continuità di cura e ogni medico che ho incontrato durante le visite mi diceva qualcosa di diverso e così, senza sapere come, le 40 settimane sono state ormai abbondantemente superate, sia pensando alla prima data che pensando alla seconda e io sono ancora qui senza sapere cosa fare e aspettando la prossima visita. Che a questo punto sarà a 40+6 considerando la seconda data e sono terrorizzata che qualcosa possa nuovamente andare storto. Niente mi toglie dalla testa, a questo punto, la possibilità di un cesareo d’urgenza.


C’è da dire che non consiglierei una gravidanza simile al mio peggior nemico. Sono stati mesi di stress, paura e solitudine che mi hanno davvero provata, sia fisicamente che mentalmente e non vedo l’ora di mettermeli alle spalle. Voglio solo poter abbracciare la mia belva e pensare che finalmente è tutto finito.

Al primo che proverà a dirmi “Vedrai quanto ti mancherà poi il pancione!” regalerò un tampone covid-19.
Con affetto.

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